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Offline MonteK

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« Risposta #7260 il: Aprile 25, 2014, 09:37:28 am »
Quanto mi piacciono questi Grizzlies! Mamma mia... :clap:

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« Risposta #7261 il: Aprile 25, 2014, 04:49:10 pm »
Russell Westbrook...... :lollol:


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« Risposta #7262 il: Aprile 26, 2014, 08:43:49 am »
Sono rimasto un po' indietro, causa lavoro ed influenza, ma, se a qualcuno interessa, posto i recap di martedì e mercoledì.

La guerra di trincea

Washington Chicago, gara 2

C'è poco da fare oltre a riconoscere le mie colpe nel non aver degnato di attenzione i Wizards ed a riconoscere che i Bulls più di così non possono fisicamente fare.
La gara sembrava ripetere il canovaccio, in termini di punteggio, quella tra Atlanta ed Indiana, con i vincitori di gara uno che continuavano a dettare legge per un tempo, per vedere poi il ritorno della squadra di casa nel secondo. Ma la somiglianza è più appartente che sostanziale. In gara uno la differenza l'avevano fatta i lunghi di Washington contro il lungo e mezzo di Chicago e Thibodeau manda subito Noah sulle tracce di Nene, a costo di seguirlo sul perimetro, considerando che Gortat non è gran cosa in attacco e perfino Boozer può provare a marcarlo. Gara due rivela che gara uno è stato uno strano incidente, nel senso che la differenza stavolta la fanno Wall e Beal, nel primo tempo e a fine partita. Chicago gioca la sua guerra di trincea, alzando la difesa, facendo correre i suoi a occupare le linee di tiro e passaggio, per poi tornare presto a riempire il colorato e dominare a rimbalzo. Fino a che Washington tira col 60 per cento non c'è comunque storia, ma nel secondo tempo, quando le percentuali si abbassando la partita sembra incanalarsi sui binari confacenti ai Bulls, che infatti recuperano, ricuciscono, passano in vantaggio verso la fine del quarto quarto e allungano fino a più dieci a quattro dalla fine.
Il fatto è che con questo personale Thibodeau si trova costretto a scegliere se difendere o attaccare: o dentro Augustin e si fa qualche canestro semplice o palla in mano a Hinrich e si segna solo per grazia ricevuta. I Bulls arrivano in fondo sfiancati dal loro stesso lavoro difensivo e dal fatto di giocare come sempre in 7. Inoltre Hinrich, ottimo difensore, non ha la possibilità di tenere Wall, Augustin, difensore rivedibile, non ha la possibilità di tenere Beal, che ne fa 11 da solo alla fine dei regolamentari, quando i Bulls tutti insieme ne segnano 4. Il canovaccio si ripete in miniature nel supplemntare: Chicago al palo per tre minuti e più, Wizards che senza brillare allungano e resistono al tardivo tentativo di rimonta. Ad Hinrich vengono regalati due liberi sul meno due ad un secondo e mezzo dalla fine, ma il primo esce, il secondo è tirato apposta sul ferro e viene catturato ovviamente da Wall che tagliava fuori il tiratore. Ball don't lie

Una nota di merito particolare per Washington: una squadra tutt'altro che abituata alle partite che contano, guidata da due giovanissimi (Wall 90, Beal 93), giocando sul campo più caldo della lega, non dà nessun segno di cedimento nervoso né quando infuria la rimonta dei Bulls, né quando qualche fischio - senza scandali - sembra dare una mano ai padroni di casa. Continuano imperturbabili nel loro gioco e alla fine sono giustamente premiati. Bravi.

A giocare col fuoco ...

Charlotte Miami, gara 2
I Bobcats compiono l'impresa di dimostrarsi degni di stare ai playoff impegnando Miami fino alla fine.
Gli Heat compione l'impresa di far sembrare Charlotte una squadra degna di stare ai playoff.
Io propendo per la seconda ipotesi: Miami sembra a tratti in pieno controllo ed in grado di fare il vuoto, ma poi si concede qualche minuto di rilassamento, commette qualche errore banale e permette ai gatti di tornare sotto, con la disattenzione di farli rientrare il più vicini possibile negli ultimi trenta secondi, grazie ad una rovinosa palla persa di LeBron, che la passa all'arbitro. Charlotte però spreca tutto, non riuscendo nemmeno ad arrivare al tiro e lasciando infine l'impressione che, sì, sono qui per qualche strano scherzo del destino.

Ed io che sono Carlisle
l’ho fatta nel letto
l’ho fatta nel letto
l’ho fatta per fare un dispetto
che bello scherzetto per papà Popovic


Dallas San Antonio, gara 2
I Mavs riprendono la partita ben giocata in gara uno e stavolta non arriva Parker a togliere le castagne dal fuoco per San Antonio. A dispetto di un roster non molto giovane, non molto atletico, Dallas mette sotto gli Spurs sia in difesa, sia in attacco, e quando vedi DeJuan Blair soffiare la palla a Ginobili, andarsene in contropiede e riuscire a concludere in comodo sottomano dopo essersi arrovellato un attimo, capisce che c'è qualcosa che non torna. Non conosco i conteggi, ma sembrerebbe possibile che Dallas abbia scelto San Antonio, arrivando ottava invece che settima, lasciando Memphis ai Thunder, creando due matchup perfetti. Carlisle trova buone giocate, buoni o ottimi punti da tutti, da Ellis e Marion primi fra tutti e un contributo di sostanza dalla panchina. Popovic non trova proprio niente oltre a 25 palle perse. Non si può dire che le abbia perse lui. Certo che adesso spostarsi a Nord del Texas, con Cuban che mena le danze del pubblico e Nowitzki in crescendo ... la serie diventa lunga e più la serie diventa lunga, più i playoff degli Spurs si accorciano.

Non hanno un piano e non sanno come farlo

Portland Houston, gara due
Mi sembra davvero impossibile.
Partita bella, tirata, in alcuni momenti molto spettacolare, soprattutto all'inizio. Ma i Rockets, che ho sempre tacciato di povertà tattica e mentale, riescono cmq a stupirmi.
Come si fa? A trenta secondi dalla fine, sotto di sei, chiami time out, rientri in campo ed il giocatore a cui dai la palla si è dimenticato quello che deve fare. Sono senza parole.
E questo succede poco dopo che un altro tuo giocatore, quello con la barba per capirsi, si è semplicemente dimenticato un avversario da solo dall'altra parte del campo concedendogli il più facile dei canestri in contropiede, dopo due tiri liberi segnati!
Ma la fotografia della partita è un'altra: primo quarto, quarto possesso Rockets, con Howard tre su tre (più un libero addizionale); Harden dà la palla a Beverly e cammina lentamente per il campo, come a dire "E vabbè, questo è il mio giocattolo, perché ci deve giocare lui?"
Se io fossi Houston, appena dopo la lottery tirerei su il telefono e proporrei il 13 a tutte le squadre con uno dei primi cinque pick.
Andando alla partita vera, si incontrano non solo due squadre tra le più giovani, ma anche tra le più talentuose e con i roster più completi della lega. All'inizio fulminante di Howard, 19 punti nel primo quarto, con una pulizia ed una rapidità di movimenti che non ricordo di avergli praticamente mai visto, risponde LaMarcus Aldridge con una prestazione storica: solo altri tre giocatori nella storia avevano postato 40 e più in due partite consecutive ai playoff (Jordan, T-Mac e Kobe, mi pare). Una delle chiavi di volta della partita sta nella maggior duttilità del roster di Portland, grazie alla quale Stotts può provare soluzioni difensive diverse raddoppiando Howard fino a che non si "raffredda" e opponendo Wright e Robinson ad Harden e Parsons, che vengono messi in difficoltà dall'atletismo dei cambi Blazers. Oltre ad Aldridge, buono è anche il contributo di Matthews e Lopez che non si demoralizza quando DH lo mastica, ma continua ad impedire soluzioni facili a tutti gli altri Rockets vicino al ferro. Houston, nonostante Howard cali vistosamente nel secondo tempo ed Harden trascorra lunghi tratti di partita nella completa abulia, resta sempre in partita grazie a Beverly e Ross, mentre impalpabile è il contributo della panchina. Portland alla fine riesce ad allungare e l'allungo è reso decisivo dalle sciocchezze in serie che gli insensati di McHale mettono in scena.
Nonostate il 2-0 maturato fuori casa sia una seria ipoteca, non credo che la questione sia del tutto chiusa, soprattutto perché i Blazers continuano a commettere molti errori banali e gratuiti ed alcune soluzioni offensive sembrano risolversi in "diamo la palla ad Aldridge, ché tutto quello che butta per aria entra". Va anche detto che se in casa Lillard tiene un po' di più le redini del gioco e, pagato un po' di scotto dell'esordio ai playoff, evita qualche decisione avventanta, potrebbe anche non esserci più partita. Almeno gara 3 è comunque tutta da vedere.
... poi subentrerà Kaepernick e metteranno allo stadio la musichetta di Bennie Hill ... :colz:
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« Risposta #7263 il: Maggio 19, 2014, 05:27:19 pm »
Indiana   :pliiiis:
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« Risposta #7264 il: Maggio 21, 2014, 10:19:03 am »
Le finali di conference sono il basket, niente da dire. Sei mesi di attesa e da fine aprile un tripudio di micette al primo round, un assestamento di valori al secondo, tutti siamo in attesa della Finals, ma le finali di conference sono un concentrato di tecnica, tattica, esecuzione e soprattutto intelligenza.
A questo livello gli allenatori e le loro scelte diventano determinanti.

Miami Indiana, gara 1
Come previsto i Pacers sono tornati i Pacers. Ci hanno messo un po', ma soprattutto la serie molto difensiva contro Washington ha ridato loro fiato, determinazione e fiducia nei fondamenti del loro gioco. Dall'altra parte Miami che ha scelto nelle serie precedenti di correre il giusto e preservarsi, abbassando spesso il ritmo (a questo si devono risultati apparentemente non schiaccianti) si trova un po' in un vicolo cieco, avendo imboccato una strada molto favorevole ad Indiana. A questo si aggiunga una prestazione difensiva molto pigra, quasi avessero ancora contro gli zombi, e ne esce una bella bastonata. I Pacers attaccano bene e costantemente il colorato, in penetrazione o servendo Hibbert, e aprono il campo per i tiri dal perimetro, presi con praterie libere davanti. Prendono il largo ad inizio partita e Miami non li riprende mai, avvicinandosi solo a fine terzo quarto.
Spoelstra intuisce una buona contromossa allo strapotere fisico di Indiana alzando il quintetto ed inserendo Haslem ad inizio ripresa per Battier, ma l'inerzia della partita non cambia. Hibbert nel terzo quarto va in bonus da solo, subendo quattro falli in sei minuti e a metà dello stesso terzo quarto tutti i titolari di Vogel sono in doppia cifra.
A questi ritmi Indiana va a nozze e George è autore di una prova difensiva maiuscola su James.
A 1:38 dalla fine del primo quarto la più bella azione dei playoff finora, imho: LBJ e PG ingaggiano un duello che li porta allo scontro ad altezza del gomito (inteso come parte del campo) e James sembra commettere sfondamento; entrambi finiscono a terra, no call, entrambi si rialzano; James riceve palla in post medio, spalle a canestro, in una situazione nella quale George non dovrebbe mai permettere di settarsi perché da quattro in isolamento credo che solo Ibaka al mondo possa reggere il confronto; George però basso sulle gambe oppone petto contro schiena e "invita" James per il centro, si muove rapidissimamente davanti al suo palleggio e qui ha già compiuto un autentica impresa uomo contro treno. Il re si arresta e si alza per un tiro in sospensione per lui comodo, ma George salta e contesta nitidamente il tiro. La palla esce. Autentica prodezza di tecnica difensiva, di tenacia e di lucidità mentale.

Miami Indiana, gara 2
Due impressioni distinte e contrastanti che influenzeranno gravemente la serie.
Prima impressione
Miami o attacca o difende. Non riesce a fare le due cose con la stessa intensità, probabilmente anche a causa del fatto che è la squadra con l'età media più alta della lega. Se abbassa il ritmo troppo corre i grossi rischi visti in gara 1, se lo alza troppo ottiene qualcosa di più ma può andare fuori giri.
Indiana se difende attacca, se si ferma in difesa si ferma in attacco: i Pacers sono un organismo complesso e del tutto integrato, vera dimostrazione di sport di squadra. Però quando va sotto su un lato del campo va sotto anche sull'altro.
Seconda impressione
Miami è una squadra meno forte complessivamente, soprattutto se i Big Three vengono egregiamente contenuti per tre quarti, ma è molto più duttile ed ha una panchina molto più lunga: gioca in nove almeno, trovando contributi non esaltanti ma significativi da Battier (o Haslem), Andersen, Allen e soprattutto Cole (chi disse che era un'ottima presa al draft?).
Indiana se gioca così, e gioca così, ha un quintetto imbattibile da chiunque: troppo fisico, in grado di adattarsi ad esigenze molto diverse, ed equilibrato nelle opzioni su entrambi i lati del campo come non ne ricordo un altro. Però dalla panchina non sta venendo niente, n i e n t e. Ad aggravare il poco solito si è aggiunta la malattia di Turner. Salendo di livello Hibbert, Mahimni sta molto tempo seduto e quando si alza è spaesato. Scola sembra un ex giocatore e Watson commette errori che si rivelano decisivi in una partita persa di quattro.
Detto ciò, Vogel compie una scelta rischiosa ed il rischio finisce col non pagare: lascia in campo il quintetto per un numero spropositato di minuti, forse ingolosito dal fatto che Miami fatica molto in attacco e dal fatto che ci sono quattro giorni tra gara 2 e gara 3, quindi un discreto tempo per recuperare. West gioca 34 minuti (anche a causa dei falli), gli altri quattro 40. Il risultato inevitabile è che negli ultimi sei minuti di partita non ne hanno più, o almeno non ne hanno a sufficienza per continuare a tenere il passo in difesa a James che inversamente cresce e nemmeno a Wade e per conservare una sufficiente lucidità in attacco. In un confronto così equilibrato, la minima sbavatura diventa fatale.
Il filippino di Riley, che non ha mai avuto la mia simpatia, combina alcuni aggiustamenti che non cambiano il volto alla partita ma che contribuiscono a limitare Indiana: in difesa, dopo aver subito il penetra e scarica e Hibbert in gara uno, gli Heat cercano di aggredire molto di più la palla, lasciando meno tempo e meno opzioni ai Pacers; la palla circola meno fluidamente e arriva molto meno a Hibbert, che pur vincendo i duelli sotto canestro e beneficiando di qualche libertà a rimbalzo, lascia meno il segno rispetto a domenica. Nel secondo tempo James, invece di ruotare spesso in difesa, viene mandato contro George Hill, risparmiando quel minimo di fiato che risulta decisivo nel finale.
Spoelstra ha mosso e messo sotto scacco Vogel, il cui azzardo non ha pagato.
Ora la mossa è a Indiana.
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« Risposta #7265 il: Giugno 11, 2014, 04:21:54 pm »

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« Risposta #7266 il: Giugno 11, 2014, 05:28:11 pm »


ha giocato poco e fatto un solo canestro, a l'ha fatto quando miami era tornata a -7 mi pare, il minimo vantaggio della partita

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« Risposta #7267 il: Giugno 11, 2014, 06:03:00 pm »
ha giocato poco e fatto un solo canestro, a l'ha fatto quando miami era tornata a -7 mi pare, il minimo vantaggio della partita

Sì, probabilmente il canestro più importante della partita

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« Risposta #7268 il: Giugno 16, 2014, 03:58:48 am »

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« Risposta #7269 il: Giugno 17, 2014, 02:54:05 pm »

Offline sbiri

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« Risposta #7270 il: Giugno 17, 2014, 04:27:19 pm »
godo parecchio

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« Risposta #7271 il: Giugno 17, 2014, 05:16:57 pm »
godo parecchio

Ho sempre sospettato che il tuo cuore, in realtà, battesse per gli Spurs    :clap:

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« Risposta #7272 il: Giugno 18, 2014, 04:25:16 pm »

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« Risposta #7273 il: Giugno 19, 2014, 09:30:11 am »
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« Risposta #7274 il: Giugno 19, 2014, 04:46:40 pm »
io tifo suns, storicamente

e la vigliaccata di horry ai danni di nash, con tutte le conseguenze, ce l'ho ancora sul gozzo

detto questo, tim e manu non si possono non amare

anche perchè di solito gli spurs sono l'ultimo argine contro il MALE, di ogni sponda