Sono rimasto un po' indietro, causa lavoro ed influenza, ma, se a qualcuno interessa, posto i recap di martedì e mercoledì.
La guerra di trincea
Washington Chicago, gara 2
C'è poco da fare oltre a riconoscere le mie colpe nel non aver degnato di attenzione i Wizards ed a riconoscere che i Bulls più di così non possono fisicamente fare.
La gara sembrava ripetere il canovaccio, in termini di punteggio, quella tra Atlanta ed Indiana, con i vincitori di gara uno che continuavano a dettare legge per un tempo, per vedere poi il ritorno della squadra di casa nel secondo. Ma la somiglianza è più appartente che sostanziale. In gara uno la differenza l'avevano fatta i lunghi di Washington contro il lungo e mezzo di Chicago e Thibodeau manda subito Noah sulle tracce di Nene, a costo di seguirlo sul perimetro, considerando che Gortat non è gran cosa in attacco e perfino Boozer può provare a marcarlo. Gara due rivela che gara uno è stato uno strano incidente, nel senso che la differenza stavolta la fanno Wall e Beal, nel primo tempo e a fine partita. Chicago gioca la sua guerra di trincea, alzando la difesa, facendo correre i suoi a occupare le linee di tiro e passaggio, per poi tornare presto a riempire il colorato e dominare a rimbalzo. Fino a che Washington tira col 60 per cento non c'è comunque storia, ma nel secondo tempo, quando le percentuali si abbassando la partita sembra incanalarsi sui binari confacenti ai Bulls, che infatti recuperano, ricuciscono, passano in vantaggio verso la fine del quarto quarto e allungano fino a più dieci a quattro dalla fine.
Il fatto è che con questo personale Thibodeau si trova costretto a scegliere se difendere o attaccare: o dentro Augustin e si fa qualche canestro semplice o palla in mano a Hinrich e si segna solo per grazia ricevuta. I Bulls arrivano in fondo sfiancati dal loro stesso lavoro difensivo e dal fatto di giocare come sempre in 7. Inoltre Hinrich, ottimo difensore, non ha la possibilità di tenere Wall, Augustin, difensore rivedibile, non ha la possibilità di tenere Beal, che ne fa 11 da solo alla fine dei regolamentari, quando i Bulls tutti insieme ne segnano 4. Il canovaccio si ripete in miniature nel supplemntare: Chicago al palo per tre minuti e più, Wizards che senza brillare allungano e resistono al tardivo tentativo di rimonta. Ad Hinrich vengono regalati due liberi sul meno due ad un secondo e mezzo dalla fine, ma il primo esce, il secondo è tirato apposta sul ferro e viene catturato ovviamente da Wall che tagliava fuori il tiratore. Ball don't lie
Una nota di merito particolare per Washington: una squadra tutt'altro che abituata alle partite che contano, guidata da due giovanissimi (Wall 90, Beal 93), giocando sul campo più caldo della lega, non dà nessun segno di cedimento nervoso né quando infuria la rimonta dei Bulls, né quando qualche fischio - senza scandali - sembra dare una mano ai padroni di casa. Continuano imperturbabili nel loro gioco e alla fine sono giustamente premiati. Bravi.
A giocare col fuoco ...
Charlotte Miami, gara 2
I Bobcats compiono l'impresa di dimostrarsi degni di stare ai playoff impegnando Miami fino alla fine.
Gli Heat compione l'impresa di far sembrare Charlotte una squadra degna di stare ai playoff.
Io propendo per la seconda ipotesi: Miami sembra a tratti in pieno controllo ed in grado di fare il vuoto, ma poi si concede qualche minuto di rilassamento, commette qualche errore banale e permette ai gatti di tornare sotto, con la disattenzione di farli rientrare il più vicini possibile negli ultimi trenta secondi, grazie ad una rovinosa palla persa di LeBron, che la passa all'arbitro. Charlotte però spreca tutto, non riuscendo nemmeno ad arrivare al tiro e lasciando infine l'impressione che, sì, sono qui per qualche strano scherzo del destino.
Ed io che sono Carlisle
l’ho fatta nel letto
l’ho fatta nel letto
l’ho fatta per fare un dispetto
che bello scherzetto per papà Popovic
Dallas San Antonio, gara 2
I Mavs riprendono la partita ben giocata in gara uno e stavolta non arriva Parker a togliere le castagne dal fuoco per San Antonio. A dispetto di un roster non molto giovane, non molto atletico, Dallas mette sotto gli Spurs sia in difesa, sia in attacco, e quando vedi DeJuan Blair soffiare la palla a Ginobili, andarsene in contropiede e riuscire a concludere in comodo sottomano dopo essersi arrovellato un attimo, capisce che c'è qualcosa che non torna. Non conosco i conteggi, ma sembrerebbe possibile che Dallas abbia scelto San Antonio, arrivando ottava invece che settima, lasciando Memphis ai Thunder, creando due matchup perfetti. Carlisle trova buone giocate, buoni o ottimi punti da tutti, da Ellis e Marion primi fra tutti e un contributo di sostanza dalla panchina. Popovic non trova proprio niente oltre a 25 palle perse. Non si può dire che le abbia perse lui. Certo che adesso spostarsi a Nord del Texas, con Cuban che mena le danze del pubblico e Nowitzki in crescendo ... la serie diventa lunga e più la serie diventa lunga, più i playoff degli Spurs si accorciano.
Non hanno un piano e non sanno come farlo
Portland Houston, gara due
Mi sembra davvero impossibile.
Partita bella, tirata, in alcuni momenti molto spettacolare, soprattutto all'inizio. Ma i Rockets, che ho sempre tacciato di povertà tattica e mentale, riescono cmq a stupirmi.
Come si fa? A trenta secondi dalla fine, sotto di sei, chiami time out, rientri in campo ed il giocatore a cui dai la palla si è dimenticato quello che deve fare. Sono senza parole.
E questo succede poco dopo che un altro tuo giocatore, quello con la barba per capirsi, si è semplicemente dimenticato un avversario da solo dall'altra parte del campo concedendogli il più facile dei canestri in contropiede, dopo due tiri liberi segnati!
Ma la fotografia della partita è un'altra: primo quarto, quarto possesso Rockets, con Howard tre su tre (più un libero addizionale); Harden dà la palla a Beverly e cammina lentamente per il campo, come a dire "E vabbè, questo è il mio giocattolo, perché ci deve giocare lui?"
Se io fossi Houston, appena dopo la lottery tirerei su il telefono e proporrei il 13 a tutte le squadre con uno dei primi cinque pick.
Andando alla partita vera, si incontrano non solo due squadre tra le più giovani, ma anche tra le più talentuose e con i roster più completi della lega. All'inizio fulminante di Howard, 19 punti nel primo quarto, con una pulizia ed una rapidità di movimenti che non ricordo di avergli praticamente mai visto, risponde LaMarcus Aldridge con una prestazione storica: solo altri tre giocatori nella storia avevano postato 40 e più in due partite consecutive ai playoff (Jordan, T-Mac e Kobe, mi pare). Una delle chiavi di volta della partita sta nella maggior duttilità del roster di Portland, grazie alla quale Stotts può provare soluzioni difensive diverse raddoppiando Howard fino a che non si "raffredda" e opponendo Wright e Robinson ad Harden e Parsons, che vengono messi in difficoltà dall'atletismo dei cambi Blazers. Oltre ad Aldridge, buono è anche il contributo di Matthews e Lopez che non si demoralizza quando DH lo mastica, ma continua ad impedire soluzioni facili a tutti gli altri Rockets vicino al ferro. Houston, nonostante Howard cali vistosamente nel secondo tempo ed Harden trascorra lunghi tratti di partita nella completa abulia, resta sempre in partita grazie a Beverly e Ross, mentre impalpabile è il contributo della panchina. Portland alla fine riesce ad allungare e l'allungo è reso decisivo dalle sciocchezze in serie che gli insensati di McHale mettono in scena.
Nonostate il 2-0 maturato fuori casa sia una seria ipoteca, non credo che la questione sia del tutto chiusa, soprattutto perché i Blazers continuano a commettere molti errori banali e gratuiti ed alcune soluzioni offensive sembrano risolversi in "diamo la palla ad Aldridge, ché tutto quello che butta per aria entra". Va anche detto che se in casa Lillard tiene un po' di più le redini del gioco e, pagato un po' di scotto dell'esordio ai playoff, evita qualche decisione avventanta, potrebbe anche non esserci più partita. Almeno gara 3 è comunque tutta da vedere.