Secondo giro di valzer che comincia con i fuochi d'artificio
Memphis Oklahoma, gara 2
Forse questa partita giustifica l'avvincendamento tra Hollins e Joerger: i Grizzlies erano una squadra molto buona che sapeva sfruttare a pieno il talento a disposizione; oggi sono una squadra che fa molto più di quello che è lecito aspettarsi da loro, almeno a vedere questa gara due. Giocano la partita perfetta sotto il profilo tattico, del ritmo, dell'equilibrio tra gioco sotto canestro e scelta dei tiri da fuori, ha un ottimo contributo dalla panchina, per alcuni tratti riesce a rallentare i Thunder con una difesa molto paziente e arcigna. Tutte queste cose sarebbero state vere anche se avessero perso, perché OKC non sta affatto a guardare, ma gioca una signora partita, in cui Westbrook viaggia in motorino per tutto il tempo e Durant, pur soffendo moltissimo Toni Allen, nei momenti decisivi inventa cose dell'altro mondo. Ibaka gioca una grande partita, sia in difesa (e questo va quasi da sé), sia in attacco, dove in alcuni momenti diventa la vera terza opzione. Se a questo aggiungiamo che perfino Perkins lascia la sua impronta sulla partita, non si capisce come sia possibile che i Thunder abbiano perso, ed infatti per 53 minuti ho pensato che avrebbero vinto.
La differenza l'ha fatta, se di differenza si può parlare, la capacità di Memphis di riucire a variare il suo gioco in attacco, trovando soluzioni da fuori, oltre che dai soliti solidi Randolph e Gasol. Brooks commette l'errore di difendere - bene - sotto e lasciare qualcosa al tiro, ma la serata ottima di Miller e Udrih uscendo dalla panchina, aggiunge un elemento al quale i Thunder non erano preparati.
La nota positiva ed importante per OKC è che la squadra non si è mai disunita e se un paio di anni fa ci sarebbe stato da tirare a sorte per chi avrebbe preso i tiri decisivi, ritrovandosi con qualche discreto pasticcio, ora Westbrook, al netto di qualche errore umano, sembra un giocatore pienamente recuperato fisicamente e maturato mentalmente. Se i Thunder usciranno dal bosco degli orsi avranno ulteriormente rafforzate le possibilità di arrivare in fondo.
Golden State LAChipster, gara 2
Sostanziale no contest. Le patatine cominciano a correre nei primi secondi di partita ed accennano appena a rallentare sul più trenta nel corso del terzo quarto. Se si considera che dei primi 50 punti, 23 sono stati segnati dalla panchina, è evidente come sia entrato tutto e a tutti. D'altra parte i Warriors non sono praticamente scesi in campo e hanno condito una prestazione da dimenticare con una miriade di falli, alcuni anche abbastanza duri, buoni forse ad alzare il livello della tensione nella serie in vista delle partite a San Francisco, forse a motivare ulteriormente Bingobongo e i suoi.
Ritorno al gioco della pallacanestro, ovvero
Atlanta Indiana, gara 2
Lo so e lo dico spesso, cionondimeno questo fatto inoppugnabile non manca di stupirmi ogni volta che si redne manifesto: la pallacanestro è uno sport semplice per persone intelligenti.
Indiana riprende dove aveva lasciato, tra abulia, mancanza di convinzione e giochi inadeguati, fino a quando Vogel non butta nel wc sei o sette mesi di basket e mette mano all'abc del basket.
In difesa: basta accettare assurdi cambi difensivi, si corre di più, ognuno sul suo uomo e si lascia il centro a difendere il ferro, invece che mandarlo a vagare per il campo. In attacco si gioca la palla e si pensa ad attaccare il ferro ed il colorato.
E come d'incanto tutto diventa semplice. Atlanta che pure aveva cominciato come aveva finito, cioè molto bene, all'improvviso, ad inizio terzo quarto e per il resto della partita che conta non vede più il canestro in attacco, né una canotta bianca in difesa.
Non è inoltre una coincidenza che il break decisivo, a cavallo di terzo e quarto quarto, quando Atlanta non segna per sei o sette minuti, avvenga quando Vogel dimentica in panchina i peggiori in campo dei sei quarti precedenti, Hibbert e Stephenson, e con West con problemi di falli, il quintetto si compone di Watson in punta, Hill in guardia con George, Scola e Mahimni. Quando si gioca un basket semplice, tutte le cose sembrano tornare semplici e Mahimni, da imbarazzante che era stato, comincia a rispiegare l'abc a Hibbert seduto in panchina.
Atlanta a questo punto alza bandiera bianca rinunciando a giocare gli ultimi sei minuti e lasciando a guardare il quintetto base: potrebbe rivelarsi una scelta intelligente, ma se i Pacers tornano a fare i Pacers la serie sarà presto finita.
Non è un gioco per vecchi
Brooklin Toronto, gara 2
Al netto di Charlotte Miami che non si gioca nemmeno, Dinosauri Velociraptor si candida ad essere contenutisticamente la serie più brutta dell'anno. In pratica abbiamo assistito a due partite di regular season con un po' più di pathos.
I vecchiotti praticamente non giocano, fanno più falli che canestri e Niugersi, soprattutto, non ha la minima idea di cosa fare con la palla in mano. Nel finale punto a punto, la palla va assurdamente due volte in fila a Pierce che aveva segnato due canestri nella partita, che spara a salve per due volte da tre, permettendo a Toronto di allungare a più sei. Quando la palla torna in mano a Williams che la mette, i buoi canadesi, lentamente ed incertamente, sono pur sempre già scappati.
I Raptors vincono nonostante una miriade di palle perse, alcune proprio da minibasket e momenti di grande confusione in campo; vincono perché DeRozan, altalenante e indisponente, alterna buone giocate e scemenze, incrementando le prime nel finale, quando negli ultimi quattro o cinque possessi non sbaglia più nessun tiro. Anche Lowry appare più ordinato e concreto di gara uno, quando pure era stato uno dei pochi a salvarsi. A Valanciunas, ancora encomiabile, si affianca un concreto Amir Johnson, che appare decisamente più in salute. Se a tutto ciò si aggiunge che le retine hanno una difesa bucata, si fatica a capire come mai che i canadesi vincano con fatica e solo nel finale. A questo punto si può tornare ad inizio paragrafo e rileggere tutto da capo.