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« Risposta #6765 il: Marzo 02, 2012, 06:43:27 pm »
anche solo quella dell'anno scorso con Griffin e McGee era stata meglio di quest'anno.
questa volta non mi hanno entusiasmato, tranne una/due schiacciate belline

Un paio sì erano da sufficienza, per me la possibilità di usare attrezzi e altri compagni è stata la fine della spettacolarità .

Non ho visto bene quella a luci spente  :adler: :adler: una grande trovata per il pubblico che guardava il buio questo con la divisa tipo gilet ad alta visibilità  :mapor:


[youtube] p2TAJASHzHc&feature=fvst [/youtube]

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« Risposta #6766 il: Marzo 04, 2012, 11:31:40 am »
Un paio sì erano da sufficienza, per me la possibilità di usare attrezzi e altri compagni è stata la fine della spettacolarità .

Non ho visto bene quella a luci spente  :adler: :adler: una grande trovata per il pubblico che guardava il buio questo con la divisa tipo gilet ad alta visibilità  :mapor:


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« Risposta #6767 il: Marzo 07, 2012, 07:05:18 pm »
WESTERN CONFERENCE 27.02.2012 – 04.03.2012

Si ricomincia! Passato l’All Star Game di Orlando, tutte le squadre si sono rilanciate nella rincorsa ai vertici delle rispettive divisions. Ripartenza lanciata per Lakers, Nuggets, Grizzlies e, sorprendentemente, Suns. Tutte queste squadre hanno concluso la settimana con tre vittorie e zero sconfitte. I Lakers con Kobe in versione mascherata a causa dell’infortunio provocato da D-Wade durante la partita delle stelle, vincono in casa con Minny (senza Love per febbre), Sacramento e gli Heat. Sicuramente quest’ultima vittoria è la più significativa delle tre anche se matura in contumacia Bosh. Gli Heat senza il loro numero quattro titolare sono apparsi decisamente undersize ed un Kobe stratosferico nel primo quarto (18 punti) ha creato un break immediato. L.A., seppure soffrendo più del dovuto, si è aggrappata ad un Metta World Peace d’altri tempi su entrambi i lati del campo e non ha più perso il comando della gara. I gialloviola, pur con i noti problemi play-small forward, in casa sono una squadra con pochissimi rivali nella lega come testimonia il record di 17-2 (solo OKC è riuscita a fare meglio sino ad ora, con una sola sconfitta sul proprio parquet). Come detto anche Memphis è ripartita alla grande dopo la pausa. I Grizzlies stanno giocando bene di squadra ed i significativi segni di risveglio da parte che O.J. Mayo dalla panchina (16 e 17 punti nelle ultime due uscite) sommati al prossimo rientro di Zach Randolph fanno ben sperare i tifosi. Anche quest’anno Memphis si prospetta come possibile mina vagante dei playoff e squadra che pochi vorranno incontrare.
Le ultime due squadre imbattute dopo la pausa sono Nuggets e Suns. Sebbene L.A. e Memphis vantino lo stesso numero di vittorie in settimana, le squadre di Denver e Phoenix, per il valore degli avversari affrontati e i giocatori assenti meritano sicuramente un lode maggiore. I Nuggets, pur senza Nené e Gallinari ancora infortunati, hanno avuto la meglio dei rivali di division di Portland e di Rockets e Spurs. Quest'ultima vittoria, oltretutto maturata in trasferta e dopo un overtime, ha dimostrato la profondità del roster dei Nuggets prodotto dall'ottimo lavoro fatto dal front office con la Melo/Gallo trade e il draft 2011. Coach Karl, anche a causa degli infortuni che hanno colpito severamente la sua squadra, ha concesso importanti minuti a Kenneth Faried. Il rookie da Morehead State sta confermando tutte le doti mostrate al college, grande energia e movimento sotto le plance e tempismo per l'aiuto sulle penetrazioni. Lawson sta giocando a livelli superlativi, 22 punti/15 assist/7 rimbalzi contro Houston e 22 punti/11 assist/9 rimbalzi contro gli Spurs compreso il jumper della vittoria. Anche Afflalo sta finalmente offrendo un contributo offensivo che inizia a giustificare il rinnovo contrattuale “autunnale” da 45 milioni in 5 anni. I Nuggets forse non hanno l'esperienza necessaria per fare molta strada nei playoff e probabilmente mancano di un chiaro go to guy, ma saranno l’ennesima squadra imprevedibile dei playoff a Ovest e pochi la vorranno affrontare al primo turno.
La vera sorpresa di questi gruppetto di imbattute è senza dubbio Phoenix. I Suns hanno liquidato i Timberwolves e i Kings con autorità, guidati dal solito incredibile Steve Nash che contro Minny ha pareggiato il suo season-high di assist con 17. Ma soprattutto i Suns sono stati capaci di battere i leader di division (LAC) in una partita giocata su ritmi non congeniali alla squadra di coach Gentry. Phoenix è infatti riuscita a battere i losangelini per 81-78, grazie ad un sontuoso terzo quarto da 31 punti. Mattatore della serata, oltre al solito Gortat da doppia doppia (18 punti e 14 rimbalzi) è stato Jared Dudley, estremamente preciso dalla lunetta (5/6) e da oltre l’arco (3/4). Il prodotto da Boston College ha chiuso la serata con 22 punti/7 rimbalzi/4 assist.
Tra le delusioni di questa prima week dopo l’All Star break ci sono San Antonio, Dallas e soprattutto Portland. I Blazers sono in piena crisi di identità e la squadra sembra avere trovato il responsabile in Felton retrocesso in panchina a favore di Jamal Crawford. Visti gli esiti dell’esperimento 1-4 overall (ma la partita contro gli Spurs pre pausa, con Parker e Duncan out non fa molto testo) e le pesanti sconfitte in settimana contro Denver e Minny, rivali dirette di division, i problemi di Portland sembrano essere lontani dalla soluzione.  Ripartenza difficile anche per le due texane che chiudono con un bilancio di una vittoria e due sconfitte. Gli Spurs cadono in casa contro Bulls e Nuggets, mentre Dallas cade in trasferta a Memphis e, incredibilmente, a New Orleans. La Southwest sta divenendo la division più esplosiva dell’Ovest con tre squadre, Memphis/Dallas/Houston, al momento impegnate nella lotta per il secondo posto ma non troppo lontane dalla vetta. San Antonio deve riprendersi in fretta perché Memphis potrebbe, nel giro di una settimana, spodestarla dalla vetta.


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« Risposta #6768 il: Marzo 07, 2012, 09:04:31 pm »
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« Risposta #6769 il: Marzo 08, 2012, 03:37:14 pm »
10FeetAbove: Who’s Hot and Who’s Not in the NBA (Febbraio 2012).

“There're no asterisks in this life, only scoreboards” (Jeremy Piven / Ari Gold in “Entourage”).


Reduce da un Febbraio di Linsanity, L’America è appena entrata in un Marzo denso di avvenimenti, dalla March Madness al Super Tuesday. Il marzo della NBA sarà incentrato su discussioni di trade per sistemare gli errori della pre-season, aggiungere un tassello a una squadra già forte o, più prosaicamente, tagliare i costi e lanciare la corsa a chi perde di più in ottica draft lottery. Scendiamo ora sul parquet.

La sorpresa del mese: Jeremy Lin. Oltre a gonfiare i ricavi della NBA in Asia, essere l’attuale miglior spot vivente dell’American Dream e far vendere magliette degli Harvard Crimson a Manhattan, Jeremy Lin è riuscito nell’impossibile: far vincere i Knicks. Mentre certi sapientoni si affrettano a dire che sì, è bravo ma non è una superstar, che perde troppi palloni o che è una bolla frutto del sistema D’Antoni, i numeri sono chiari: con Lin a tempo pieno i Knicks hanno un record di 10-3 in Febbraio di cui 8 vittorie senza Carmelo Anthony e Lin ha una media di 20 punti e 8 assist con il 47% dal campo. Non male per un ex Harvard che dormiva sul divano di Landry Fields la notte prima di diventare Linsanity. Nel frattempo il Garden sonnecchiante di Gennaio si è trasformato in uno stadio di college basket con 20,000 tifosi posseduti che rende il Cameron Stadium visto in Duke-North Carolina un club di bridge al confronto. Inoltre, gli altri giocatori dei Knicks adesso sembrano giocare con uno scopo che non sia quello di incassare lo stipendio. Ah, dimenticavo: i Knicks sono in piena lotta playoff e il dialogo tipo del Newyorkese in uscita dal Garden è passato da “Speriamo che il ginocchio di Alex Rodriguez sia diventato buono come quello di Kobe” a “se mettiamo Melo sul mercato riusciamo a prenderne 2 buoni dalla panca?”. Con buona pace dei sapientoni.

La delusione del mese: Utah Jazz. Dopo un ottimo inizio stagione, i Jazz languono all’11mo posto nella Western Conference e non riescono a vincere in trasferta (record 3-13). Utah sembra avere un roster in grado di fare bene un po’ di tutto ma incapace di eccellere in almeno una posizione o fase del gioco. Paul Millsap e Al Jefferson sono un’ottima coppia di lunghi ma non riescono a generare un buon match-up né contro quintetti alti come i Lakers né atletici come i Thunder. Dietro è pure peggio: Devin Harris è l’ombra di sè stesso e il suo valore per eventuali trade è notevolmente diminuito e non esiste un realizzatore puro. Non mi sorprenderebbe vedere i Jazz attivi prima della trade deadline per dare un forma più definita a una squadra che non gioca male ma non riesce comunque a vincere.

La conferma del mese: Miami Heat. Mentre LeBron James non riesce a staccarsi di dosso l’etichetta di quello che ha voluto farsi aiutare da Wade per vincere un anello invece di provarci da solo, il suo gioco quest’anno è stellare. Finalmente qualcuno lo ha convinto a giocare più in post e il risultato è che Miami riesce a compensare meglio l’evidente mancanza di un centro degno di questo nome. La difesa è buona come l’anno scorso e una stagione intera giocando insieme ha sicuramente aiutato James Wade e Bosh a convivere meglio. Rimane il dubbio che durante i playoffs, quando il ritmo scende, la mancanza di stazza in area potrebbe diventare un problema per gli Heat. Se poi si arrivasse a una finale Heat-Thunder, contenere la coppia Durant-Westbrook con Harden in rinforzo potrebbe diventare complicato e soprattutto stancante per James e Wade, e la loro efficienza offensiva ne potrebbe risentire. Ma di questo se ne riparlerà a Maggio, intanto gli Heat dovrebbero trovare un modo per “portare i talenti” di un lungo di livello a South Beach. E dire a LeBron che non dico tutti, ma almeno un tiro su 10 di quelli decisivi negli ultimi secondi della partita potrebbe anche prenderlo: se non inizia a farlo non imparerà mai…

Il Rookie del mese: Ricky Rubio. Mentre Minnesota ringrazia l’infortunio di Darko Milicic per la scoperta di un centro di talento come Nikola Pekovic, Ricky Rubio continua a dimostrare un talento impressionante nel guidare la squadra. Diventando il vero e proprio quarterback dei Timberwolves, Rubio rende molto più facile il compito di Kevin Love. Il risultato è la risalita in classifica di Minnesota che adesso si trova ai margini dei playoffs nella Western Conference e potrebbe trovare un posto a tavola nella post-season. Il talento di Rubio non può cancellare l’insana scelta del management dei T-Wolves di dare un’estensione a Kevin Love con una opt-out dopo solo 3 anni, ma l’emergere di Pekovic, il miglioramento di Derrick Williams e una trade di Beasley per migliorare il roster rende i Timberwolves una squadra con un discreto presente e un ottimo futuro che l’eccellente Rick Adelman, creatore dei Sacramento Kings che fecero tremare i Lakers di Kobe-Shaq, saprà far crescere velocemente.

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« Risposta #6770 il: Marzo 08, 2012, 06:23:49 pm »
chi si trova d'accordo con coach Dan, ossia che per tornare alla Lin-Sanity e a vincere di nuovo, i Knicks devono vendere Melo?

http://www.sportando.net/ita/usa/nba/36278/dan-peterson-la-lin-sanity-non-e-finita-colpa-di-melo.html

Offline A-Rod

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« Risposta #6771 il: Marzo 09, 2012, 02:41:04 pm »
linsanity.. :duck:
ma basta dai..
va bene finchè gioca contro mezze seghe o 40enni,quando si fa sul serio ha preso solo umiliazioni dai diretti avversari.

10-3 a febbraio,bene.
ma in totale quanto siamo?
10-6? 10-7?

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« Risposta #6772 il: Marzo 09, 2012, 02:55:56 pm »
linsanity.. :duck:
ma basta dai..
va bene finchè gioca contro mezze seghe o 40enni,quando si fa sul serio ha preso solo umiliazioni dai diretti avversari.

10-3 a febbraio,bene.
ma in totale quanto siamo?
10-6? 10-7?

tra le 10 W poi ricordo
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toronto
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cleveland

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Totale 10-6
Tra le vittorie anche Lakers e Mavs, ma non e' questo il punto.

Il punto e' che prima i Knicks perdevano con chiunque, adesso no.
Non ho detto che sia un fenomeno, ma quello che conta e' che finora con lui in campo i Knicks sono una squadra migliore, e questo anche quando Anthony non era in campo.

Se poi vogliamo dirla tutta ti ricordo che di fatto e' un rookie avendo giocato pochissimo prima.

Domanda: quanti rookie anche scelti alti NON hanno avuto un impatto del genere sulle proprie squadre? Non basterebbe il Garden a tenerli tutti...

Il problema e' un altro e qualcosa di cui in America non hanno molta voglia di parlare:

- L'asia fa far soldi alla NBA, ma gli asiatici non sono esattamente i benvenuti, perche' l'NBA e' fatta di mini clan. Se poi sei di Harvard buonanotte...
- La stessa cosa fa Duke con gli afro-americani di "buona famiglia" preferiti ad altri. e Jalen Rose ha osato dirlo e si e' beccato le ire funeste di tutti...Ti dico solo che Duke ha offerto borsa a Battier e non a Chris Webber...
- talento ce ne e' pure troppo nei college americani, ma evidentemente o gli scout sono degli imbecilli oppure vengono "indirizzati" nelle scelte...ci siamo gia' dimenticati di Telfair, adorato cuginetto di Marbury?
- Per capire meglio cosa sta alla origine di certe cose suggerisco visione di "Glory Road", i tempi sono fortunatamente lontani ma certe ferite ci mettono parecchio a sistemarsi...

 :drinks:

Offline A-Rod

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« Risposta #6773 il: Marzo 09, 2012, 04:08:50 pm »
Totale 10-6Tra le vittorie anche Lakers e Mavs, ma non e' questo il punto.

appunto. contro i 40enni fisher e kidd non male il ragazzo..
anche se a dirla tutta i lakers fuori casa hanno appena perso PURE contro di noi (pistons) e contro washington..insomma,non una vittoria così impossibile..
e dallas ultimamente mi pare un pò,come dire,tendente al ribasso (3-7 le ultime 10).

Il punto e' che prima i Knicks perdevano con chiunque, adesso no.

e nonostante questo sono riusciti a perdere comunque IN CASA contro new orleans e new jersey.. :excelent:


a me non interessa di clan o cose del genere.
a me da solo fastidio che la gente si faccia influenzare dalla pompatura dei media..Lin è uno come tanti altri nella nba.
un brandon jennings,tanto per citarne uno,gli da dieci piste di distacco.
solo che non se lo caga nessuno,a milwaukee.

Offline brandonmarshall88

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« Risposta #6774 il: Marzo 09, 2012, 05:01:01 pm »
ma da quando è tornato Anthony com'è il record??

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« Risposta #6775 il: Marzo 09, 2012, 05:47:42 pm »
ma da quando è tornato Anthony com'è il record??

uno schifo (come praticamente da quando sono andati via il gallo & co.),così a occhio..
1-3? 1-4? 2-4? boh.

anche perchè il calendario si è fatto bruttino (@boston @spurs @dallas..)


ma melo,come dice lui,deve AVERLA la biglia in mano.
NON aspettare che arrivi..

Offline joeflacco5

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« Risposta #6776 il: Marzo 10, 2012, 12:14:25 pm »




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Offline aaron rodgers

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« Risposta #6777 il: Marzo 10, 2012, 02:06:36 pm »
Eastern Conference Review 27.02.2012 - 04.03.2012

Archiviato l'All Star Weekend di Orlando, la concentrazione di tutti è ora puntata sulla trade deadline del 15 marzo e sulla corsa ai playoff.
Tra i giocatori coinvolti in questo periodo c'è sempre in primo piano Dwight Howard. Il centro dei Magic potrebbe cambiare casacca già a metà mese, a meno che il GM Otis Smith non riesca ad acquistare qualcuno in grado di aiutare Howard nella corsa al titolo.
Gli esperti NBA hanno valutato i possibili scenari che vedono coinvolto il n.12 degli Orlando Magic. Si è già parlato in passato di uno scambio con i Lakers per Bynum, sono circolate voci di una trade con Chicago (coinvolgendo Noah e Deng) o New York (Chandler e altri) o Dallas, e ancora di una trade con New Jersey (dove Howard raggiungerebbe Deron Williams nell'anno in cui i Nets si sposteranno a Brooklyn). Ma, oltre a queste voci, ne è circolata una che farebbe gioire i tifosi Magic e che prevederebbe l'arrivo ad Orlando del play Steve Nash. Questa soluzione potrebbe essere quella ideale a breve termine per i biancoblù, perché permetterebbe di fare un miglioramento nel ruolo di playmaker, al posto di Nelson, ancora troppo discontinuo (come anche molti suoi compagni).
Per ora non c'è nulla di confermato, tra pochi giorni però potremmo saperne di più.
Howard è sicuramente al centro dell'attenzione, e molte squadre vorrebbero averlo nelle loro fila, ma non è l'unico giocatore che potrebbe cambiare maglia prima di metà mese.
Anche Deron Williams (che potrebbe andare a Dallas a fine stagione lasciando Prokhorov con in mano un pugno di mosche) e Rajon Rondo sono stati citati come possibili "candidati" a cambiare casacca.
Non sappiamo se avessero bisogno di questo stimolo ma, di sicuro, domenica hanno fatto registrare due grandissime prestazioni.
Deron Williams ha giocato una gara pazzesca contro i Bobcats, realizzando il career high personale (nonché season-high dell'intera NBA e miglior prestazione di sempre nella storia dei Nets) con 57 punti, frutto del 16 su 29 dal campo (4 su 11 da tre) e di un perfetto 21 su 21 ai liberi, aggiungendo 7 assist, 6 rimbalzi, 1 rubata e 1 stoppata. Per lui anche 5 palle perse, di cui una rischiosissima nel finale di gara, sul 103-98 Nets, che ha permesso ai padroni di casa di sperare nel pareggio fino alla fine grazie alla tripla di Maggette (103-101). Il rookie Marshon Brooks ha fatto 1 su 2 ai liberi dando la possibilità dell'ultimo tiro ai Bobcats. Il disperato tiro di Augustin però non ha nemmeno preso il ferro, così i Nets hanno potuto festeggiare la vittoria (104-101 il finale) e la loro superstar che ha "twittato" tutto il suo orgoglio per la grande prestazione.
Rajon Rondo, pur non risultando così incisivo a livello di punti segnati, ha realizzato una tripla doppia da favola con 18 punti, 17 rimbalzi e 20 assist! Tanto per dare un'idea, una prestazione simile è stata ottenuta solo dai grandissimi Wilt Chamberlain e Oscar Robertson.
Per la cronaca la gara contro New York si è conclusa dopo un supplementare con il punteggio di 115-111. Oltre a Rondo, è stata decisiva la tripla di Paul Pierce che ha pareggiato il conto sul 103 a 4"9 dalla fine. Melo ha tentato il tiro della vittoria ma le sue speranze si sono infrante sul ferro, e nel supplementare i Celtics guidati da Rondo e Allen hanno scavato il solo necessario a portarsi a casa questa vittoria.
Per quanto riguarda i Knicks, con il ritorno di Stoudemire prima e Anthony poi, c'è da rivedere un po' tutto. Le grandi prestazioni di Lin si sono un po' ridimensionate, anche a causa del rientro delle due stelle.
Ci sarà un bel da fare per coach D'Antoni per salvare stagione e panchina, perché non sarà facile distribuire bene responsabilità e palloni. Da questo punto di vista non aiutano certo le dichiarazioni di Anthony, uno abituato ad avere sempre il pallone in mano.
Da quando Anthony è rientrato (nella sconfitta subita a Miami nell'ultima gara pre-ASG), New York ha vinto con Cleveland perdendo poi nella sopracitata sfida contro Boston. Le prossime gare, contro team quali Dallas e San Antonio (oltre a Milwaukee, subito dietro ai Knicks nella corsa ai playoff) e poi (la settimana successiva) Philadelphia, Chicago, Portland e due volte Pacers, potranno dare indicazioni più precise su quelle che saranno le speranze di New York in vista playoff. L'impressione è che possano arrivarci ma, per fare strada nella postseason, probabilmente manca ancora qualcosa.
In vetta alla Eastern, continua la lotta a due tra Chicago e Miami. Per gli Heat, privi di Bosh, dopo la vittoria sul difficile campo dei Blazers, due sconfitte rispettivamente sul campo dei Jazz (di un punto e con James che ha scaricato la palla dell'ultimo tiro al più libero Haslem, che ha malamento sbagliato, attirandosi le critiche degli addetti pronti ad assalirlo al minimo errore. Lebron sta giocando una grandissima stagione ma, finché non vincerà un titolo, continuerà ad essere criticato) e sul campo dei Lakers.
Per i Bulls, dopo l'ASG, due vittorie esterne sul campo di Cleveland e Philadelphia, che portano a 6 la striscia di vittorie e permettono a Chicago di superare Miami e di riprendersi il primo posto.

Offline Westwood

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« Risposta #6778 il: Marzo 10, 2012, 05:33:40 pm »

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« Risposta #6779 il: Marzo 12, 2012, 10:57:05 am »
aggiungiamo phila e milwaukee.

 :noone: