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Offline brax62

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« Risposta #360 il: Febbraio 17, 2010, 12:14:13 pm »
sei tra quelli che pensano l'abbia ucciso Cannavò?  :umhhhh:

una bella spinta gliel'ha data.
l'editoriale del giorno dopo di Madonna di Campiglio penso sia una delle pagine + tristi del giornalismo di sempre

Plaxico

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« Risposta #361 il: Febbraio 17, 2010, 12:21:50 pm »
:excelent: ma sei lo stesso Plaxico che condanna quello squadrone di calcio che vinceva e che non aveva bisogno di rubare con Zidane e compagnia cantante?
E' chiaramente una provocazione la mia, probabilmente non ne aveva bisogno neanche il pirata e probabilmente a parità di ossigeno nel sangue li avrebbe demoliti lo stesso oppure è tutto un grande bluff e pura invenzione ed è stato punito ingiustamente perchè madre natura con lui era stata benevola..  ??)

Proprio per prevenire simili parallelismi avventati ho precisato che in quell'ambito (ovvero quello scientifico/regolamentare) tra il dedurre e il provare ce ne passa.

Con quella Juventus bastava guardare le partite e seguire la vita quotidiana di Figc e Lega per capire cosa stava accadendo.

Plaxico

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« Risposta #362 il: Febbraio 17, 2010, 12:22:17 pm »
una bella spinta gliel'ha data.
l'editoriale del giorno dopo di Madonna di Campiglio penso sia una delle pagine + tristi del giornalismo di sempre

Chissà se è rintracciabile su internet.

Offline groalbe

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« Risposta #363 il: Febbraio 17, 2010, 12:24:27 pm »
una bella spinta gliel'ha data.
l'editoriale del giorno dopo di Madonna di Campiglio penso sia una delle pagine + tristi del giornalismo di sempre

quindi pantani ucciso dai giudici, dalla stampa, dagli amici (falsi?), dall'oblìo generale..?
Io non credo, anzi, credo che Pantani sia stato un pessimo esempio verso le tante persone che soffrono del "male oscuro", probabilmente non è stato nella vita lo stesso campione che era (con o senza..) sui pedali..
Personalissima opinione
                                    

Offline brax62

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« Risposta #364 il: Febbraio 17, 2010, 12:26:34 pm »
Chissà se è rintracciabile su internet.

arriva

Plaxico

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« Risposta #365 il: Febbraio 17, 2010, 12:30:20 pm »
quindi pantani ucciso dai giudici, dalla stampa, dagli amici (falsi?), dall'oblìo generale..?
Io non credo, anzi, credo che Pantani sia stato un pessimo esempio verso le tante persone che soffrono del "male oscuro", probabilmente non è stato nella vita lo stesso campione che era (con o senza..) sui pedali..
Personalissima opinione

No dai così di fretta no. La vita di un uomo con determinati problemi e i meccanisimi del sistema sportivo in generale non si liquidano con queste sentenze di quattro righe, perché anche se vuoi dire cose giuste finisci per svilire tutto. Personalissima opinione per nulla polemica.

Offline brax62

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« Risposta #366 il: Febbraio 17, 2010, 12:32:23 pm »
La Gazzetta Sportiva, Domenica 6 giugno 1999
Editoriale di Candido Cannavò

ATTORNO A LUI, IL TRADIMENTO

Erano passate le otto di sera, Campiglio restava ancora avvolta nella pagina più bella della favola rosa. Ore di delizia da centellinare, iperboli fantasiose, voli pindarici attorno al messia della montagna. "Perché non andiamo trovare Marco nel suo covo?": Pier Bergonzi mi invitava in quella che da Agrigento in poi, era stata la sua seconda casa. Pantani sedeva a tavola, dinanzi a una bistecca quasi intatta.
Mi ha fatto spazio al suo fianco e abbiamo parlato, per oltre unora, come due amici di generazioni diverse che hanno trovato unidentica sintonia umana.[...]
Il trionfale giro era solo un sottofondo. Marco non aveva nulla del Pirata: mi chiedeva consigli per iniziative di solidarietà, i bambini poveri, il Kosovo e soprattutto Emergency che lotta contro le barbarie delle mine anti-uomo. Faceva riflessioni sulla vita, sulle cattiverie umane, sulle coppie giovani che si separano perché cè troppa sete di libertà, non cè più pazienza. E il mio istintivo affetto per lui cresceva dinanzi a tanta sensibilità, a tanta saggezza. Quel delizioso ragazzo, che si apprestava a raccogliere gli onori di un trionfo, dieci ore dopo sarebbe stato un uomo distrutto, un essere smarrito,un campione smarrito, un esule senza rotta.
Penso sia inutile descrivere lo stato danimo di chi sta scrivendo uno degli articoli più tristi della sua lunga carriera. Ma tra i tanti aspetti deleteri che emergono da questa vicenda, quello che mi ferisce di più è il senso feroce del tradimento: umano e sportivo. Non so da quale fonte provenga, non so quale sia il grado di colpa di Pantani o quanto lui sia vittima del suo stesso ambiente. Ma comunque sia, di tradimento si tratta. Io me lo sento addosso. Lho letto nel volto della gente incredula, sgomenta, calpestata nei suoi sentimenti, alla fine anche civilissima.
Credo che neanche i più beceri tifosi possano tenere in piedi la tesi di un complotto. Illogica, irreale, profondamente stupida.
Nellorribile mattino in cui è affiorata la notizia, le facce dei medici, dei giurati, dello stesso presidente Verbruggen esprimevano il nostro stesso doloroso scoramento. Analisi clinica clamorosamente sbagliata? Ne sarei paradossalmente felice, anche se il trauma si appesantirebbe di uningiustizia. Ma non è possibile crederlo, vista la tecnica approfondita, le prove e le riprove, che sorreggono questi esami della federazione internazionale: elementari ma affidabili.
Il 52% di ematocrito (densità del sangue) è peraltro un dato spaventoso e profondamente a rischio per latleta. Gli stessi corridori, due anni fa, intuirono il gravissimo pericolo e proposero i controlli volontari. E in più: Pantani ha difeso apertamente questa scelta. "I prelievi dellUci ha ripetuto più volte- sono indiscutibili. Non accettiamo le sovrapposizioni di enti estranei". Ora si parla di risultati difformi, di analisi effettuate su Pantani nel pomeriggio. I carabinieri hanno inoltre sequestrato i documenti dellUci. Noi seguiamo tutto, ma il fatto, quello che conta, resta concentrato nella squallida mattinata che ci perseguita come un incubo. Là è finito il sogno.
E allora, con tutte le cautele del caso, emergono i contorni del misfatto. Nel ciclismo regnano connivenza e ipocrisia. Bravo chi fa il furbo, chi riesce a sgattaiolare. Non esiste una reale volontà di liberarsi dai veleni e di scacciare i mestatori. I sorrisini di ieri, le solidarietà di facciata, il falso dispiacere di taluni direttori sportivi ci sono apparsi brandelli penosi del dramma. Penso, poi, al clan di Pantani, al suo squadrone, al clima di grande famiglia della Mercatone. Le lodi si sono sprecate. Ebbene, questo ambiente, questo gruppo esemplare, con i suoi dirigenti, i suoi medici, i suoi invidiatissimi tecnici, non è riuscito a proteggere da uno sporco errore, da una malefica tentazione, da una debolezza collettiva il più grande patrimonio dello sport italiano. Qui siamo proprio nel cuore del misfatto.
Disastroso e inutile: Pantani il Giro lo aveva stravinto. E credo proprio con le sue gambe.
Trentanni fa avvenne la stessa cosa con Merckx. Nel 1988 Ben Johnson venne cacciato dalle Olimpiade di Seul, allindomani del record del mondo. Il demonio del doping cambia faccia, ma non sarrende. Non credo che Pantani si ritiri, ma né il ciclismo, né il suo messia potranno più essere quelli di prima. Aiutare Marco a ricostruire se stesso adesso diventa per noi una missione. Ma è lui, col suo carisma, il suo fascino, la sua saggezza, il suo dolore, che deve guidare la rivolta: non contro poteri occulti, ma contro le ipocrisie, le falsità e gli inganni di un ambiente che lha trascinato in un inferno.
Candido Cannavò



Offline brax62

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« Risposta #367 il: Febbraio 17, 2010, 12:33:41 pm »
senza contare le coltellate degli anni successivi

Offline groalbe

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« Risposta #368 il: Febbraio 17, 2010, 12:36:27 pm »
No dai così di fretta no. La vita di un uomo con determinati problemi e i meccanisimi del sistema sportivo in generale non si liquidano con queste sentenze di quattro righe, perché anche se vuoi dire cose giuste finisci per svilire tutto. Personalissima opinione per nulla polemica.

lo so Plà, lo so  :si:
mi stoppo perchè altrimendi affondiamo con i falsi moralismi affrontando i problemi di uno sportivo ultramiliardario..
giusto così  :si:
capisco benissimo cosa hai scritto tra le righe, ma non sono nessuno per provare minimamente a giudicare l'uomo Pantani  :(
                                    

Plaxico

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« Risposta #369 il: Febbraio 17, 2010, 12:37:31 pm »
La Gazzetta Sportiva, Domenica 6 giugno 1999
Editoriale di Candido Cannavò

ATTORNO A LUI, IL TRADIMENTO

Erano passate le otto di sera, Campiglio restava ancora avvolta nella pagina più bella della favola rosa. Ore di delizia da centellinare, iperboli fantasiose, voli pindarici attorno al messia della montagna. "Perché non andiamo trovare Marco nel suo covo?": Pier Bergonzi mi invitava in quella che da Agrigento in poi, era stata la sua seconda casa. Pantani sedeva a tavola, dinanzi a una bistecca quasi intatta.
Mi ha fatto spazio al suo fianco e abbiamo parlato, per oltre unora, come due amici di generazioni diverse che hanno trovato unidentica sintonia umana.[...]
Il trionfale giro era solo un sottofondo. Marco non aveva nulla del Pirata: mi chiedeva consigli per iniziative di solidarietà, i bambini poveri, il Kosovo e soprattutto Emergency che lotta contro le barbarie delle mine anti-uomo. Faceva riflessioni sulla vita, sulle cattiverie umane, sulle coppie giovani che si separano perché cè troppa sete di libertà, non cè più pazienza. E il mio istintivo affetto per lui cresceva dinanzi a tanta sensibilità, a tanta saggezza. Quel delizioso ragazzo, che si apprestava a raccogliere gli onori di un trionfo, dieci ore dopo sarebbe stato un uomo distrutto, un essere smarrito,un campione smarrito, un esule senza rotta.
Penso sia inutile descrivere lo stato danimo di chi sta scrivendo uno degli articoli più tristi della sua lunga carriera. Ma tra i tanti aspetti deleteri che emergono da questa vicenda, quello che mi ferisce di più è il senso feroce del tradimento: umano e sportivo. Non so da quale fonte provenga, non so quale sia il grado di colpa di Pantani o quanto lui sia vittima del suo stesso ambiente. Ma comunque sia, di tradimento si tratta. Io me lo sento addosso. Lho letto nel volto della gente incredula, sgomenta, calpestata nei suoi sentimenti, alla fine anche civilissima.
Credo che neanche i più beceri tifosi possano tenere in piedi la tesi di un complotto. Illogica, irreale, profondamente stupida.
Nellorribile mattino in cui è affiorata la notizia, le facce dei medici, dei giurati, dello stesso presidente Verbruggen esprimevano il nostro stesso doloroso scoramento. Analisi clinica clamorosamente sbagliata? Ne sarei paradossalmente felice, anche se il trauma si appesantirebbe di uningiustizia. Ma non è possibile crederlo, vista la tecnica approfondita, le prove e le riprove, che sorreggono questi esami della federazione internazionale: elementari ma affidabili.
Il 52% di ematocrito (densità del sangue) è peraltro un dato spaventoso e profondamente a rischio per latleta. Gli stessi corridori, due anni fa, intuirono il gravissimo pericolo e proposero i controlli volontari. E in più: Pantani ha difeso apertamente questa scelta. "I prelievi dellUci ha ripetuto più volte- sono indiscutibili. Non accettiamo le sovrapposizioni di enti estranei". Ora si parla di risultati difformi, di analisi effettuate su Pantani nel pomeriggio. I carabinieri hanno inoltre sequestrato i documenti dellUci. Noi seguiamo tutto, ma il fatto, quello che conta, resta concentrato nella squallida mattinata che ci perseguita come un incubo. Là è finito il sogno.
E allora, con tutte le cautele del caso, emergono i contorni del misfatto. Nel ciclismo regnano connivenza e ipocrisia. Bravo chi fa il furbo, chi riesce a sgattaiolare. Non esiste una reale volontà di liberarsi dai veleni e di scacciare i mestatori. I sorrisini di ieri, le solidarietà di facciata, il falso dispiacere di taluni direttori sportivi ci sono apparsi brandelli penosi del dramma. Penso, poi, al clan di Pantani, al suo squadrone, al clima di grande famiglia della Mercatone. Le lodi si sono sprecate. Ebbene, questo ambiente, questo gruppo esemplare, con i suoi dirigenti, i suoi medici, i suoi invidiatissimi tecnici, non è riuscito a proteggere da uno sporco errore, da una malefica tentazione, da una debolezza collettiva il più grande patrimonio dello sport italiano. Qui siamo proprio nel cuore del misfatto.
Disastroso e inutile: Pantani il Giro lo aveva stravinto. E credo proprio con le sue gambe.
Trentanni fa avvenne la stessa cosa con Merckx. Nel 1988 Ben Johnson venne cacciato dalle Olimpiade di Seul, allindomani del record del mondo. Il demonio del doping cambia faccia, ma non sarrende. Non credo che Pantani si ritiri, ma né il ciclismo, né il suo messia potranno più essere quelli di prima. Aiutare Marco a ricostruire se stesso adesso diventa per noi una missione. Ma è lui, col suo carisma, il suo fascino, la sua saggezza, il suo dolore, che deve guidare la rivolta: non contro poteri occulti, ma contro le ipocrisie, le falsità e gli inganni di un ambiente che lha trascinato in un inferno.
Candido Cannavò




Una delle pagine più nere del giornalismo sportivo mondiale. Questo non fu un editoriale, fu l'opera meticolosa di un sicario. Davvero l'apoteosi della spazzatura e della malafede. Il disprezzo per questo infame non cesserà mai.

Plaxico

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« Risposta #370 il: Febbraio 17, 2010, 12:44:06 pm »
lo so Plà, lo so  :si:
mi stoppo perchè altrimendi affondiamo con i falsi moralismi affrontando i problemi di uno sportivo ultramiliardario..
giusto così  :si:
capisco benissimo cosa hai scritto tra le righe, ma non sono nessuno per provare minimamente a giudicare l'uomo Pantani  :(

io invece non la vedo così. sono uomini pubblici, che fanno le loro fortune grazie al pubblico, quindi è inevitabile che soprattutto in casi simili si espongano, se non al giudizio, al dibattito sul profilo dell'uomo anziché dell'atleta. tutto sta a farlo tenendo presente che il conto in banca a nove zeri non vuol dire avere svenduto la propria dignità: io non credo e non ho mai creduto che l'atleta in quanto miliardario debba per forza di cose incassare dal punto di vista della dignità più di quanto meriti di incassare chi fa il giornalaio o il dirigente di banca (anche se il secondo è un maiale a prescindere  :ahahah:)

Offline brax62

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« Risposta #371 il: Febbraio 17, 2010, 12:47:01 pm »
Dal Corriere delle Sera
di Aldo Grasso

PANTANI
Il campione e lorgoglio ritrovato


I grandi muoiono più volte, per poi risorgere, e Marco Pantani è morto più volte. È morto sei mesi fa, in una squallida stanza di un albergo per un'overdose di cocaina. È morto quando gli organizzatori del Tour non lo degnarono nemmeno di un invito e lui sentì che il mondo stava per crollargli addosso. È morto quando fu appiedato senza riguardi a Madonna di Campiglio perché nel suo sangue erano stati trovati valori troppo alti di ematocrito. Il Giro dItalia del 1999 doveva essere la cavalcata del suo definitivo trionfo e invece fu labisso. Adesso il referto medico dice che Marco è morto per una disgrazia, non per un suicidio. E questo, per quanto paradossale, è un modo per restituirgli un po' di vita.
La lunga relazione clinica del professor Giuseppe Fortuni contiene una "verità" che i tifosi del Pirata in cuor loro custodivano da tempo: nel midollo osseo del corridore non ci sono tracce di sostanze dopanti, come leritropoietina, almeno non in misura determinante.[...] Dunque, questo laspetto decisivo, non cè nessuna correlazione, come qualcuno sospettava, tra doping e cocaina. In altre parole, Marco era schiavo della cocaina, "aveva perso il controllo della realtà", ma la cocaina non rappresentava lo stadio successivo di una schiavitù da doping, non era la discesa che segue la salita. Comè stato giustamente osservato, latleta era fortissimo, luomo un po meno.
Non commetteremo certo lerrore di tuffarci in quei facili esercizi retorici di stampo televisivo per spiegare i meandri della psiche, le colpe della società, le terapie non messe in atto. Il povero Marco è stato accompagnato al camposanto sommerso da un diluvio di analisi sulla sua fine, di commemorazioni a buon mercato, di riferimenti al "male oscuro", di pietà a uso delle telecamere o dei taccuini dei giornalisti.
Di una cosa sola siamo convinti: Marco è caduto nellinferno della droga perché non sapeva darsi pace di essere stato individuato come capro espiatorio. Chissà quante volte si sarà chiesto: "Perché io? Perché hanno voluto colpire proprio me? Perché in un mondo dove tutti si aiutano solo a me è toccata la parte del criminale?". Ma queste sono le domande che il mondo del ciclismo dovrebbe fare sue: non nascondersele, non mascherare quello che tutti sanno, non attingere a piene mani allipocrisia per tacersi la realtà dei fatti. Il povero Pantani si era persuaso di essere vittima di un complotto, unossessione che non lo avrebbe più abbandonato. Così si è lasciato andare, si è infilato nel tunnel della tossicodipendenza, ha dilapidato un patrimonio, si è intontito di porcherie. Sconfitto per aver perso lorgoglio del campione e di sé medesimo.
Ma ora, leggendo la relazione finale sulla sua morte, non ci sentiamo sconfitti anche noi? Per aver perso un campione che ha saputo farci sognare e più ancora per non aver capito che di Pantani non ce nera uno solo (quello che più ci tornava comodo) ma ce nerano altri: fragili, complessi, confusi, risentiti, scriteriati.
Che poi è la vera condizione umana. Nel convincimento di essere vittima di un complotto, Pantani non è più riuscito a liberarsi di un assillo: così si è lasciato andare, si è smarrito, si è infilato nel tunnel della tossicodipendenza.
Crollare e perdersi non sono privilegi da anemici; le nature forti, se solo entrano in conflitto con se stesse, sono più delle altre in grado di patirne. Subiscono crisi quasi per assoggettarsi a una punizione, il campione che è in loro impiega tutta la sua energia a divorarsi. Speriamo almeno che ora pedali in pace

Offline brax62

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« Risposta #372 il: Febbraio 17, 2010, 12:48:27 pm »
VAFFANCULO siete riusciti a rovinarmi la gioia della sconfitta di Manning!!
adesso do anche un +k a sbiri  :plaxico:

Plaxico

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« Risposta #373 il: Febbraio 17, 2010, 12:49:42 pm »
VAFFANCULO siete riusciti a rovinarmi la gioia della sconfitta di Manning!!
adesso do anche un +k a sbiri  :plaxico:
:ahahah:

Offline groalbe

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« Risposta #374 il: Febbraio 17, 2010, 12:52:44 pm »
Dal Corriere delle Sera
di Aldo Grasso

PANTANI
Il campione e lorgoglio ritrovato


I grandi muoiono più volte, per poi risorgere, e Marco Pantani è morto più volte. È morto sei mesi fa, in una squallida stanza di un albergo per un'overdose di cocaina. È morto quando gli organizzatori del Tour non lo degnarono nemmeno di un invito e lui sentì che il mondo stava per crollargli addosso. È morto quando fu appiedato senza riguardi a Madonna di Campiglio perché nel suo sangue erano stati trovati valori troppo alti di ematocrito. Il Giro dItalia del 1999 doveva essere la cavalcata del suo definitivo trionfo e invece fu labisso. Adesso il referto medico dice che Marco è morto per una disgrazia, non per un suicidio. E questo, per quanto paradossale, è un modo per restituirgli un po' di vita.
La lunga relazione clinica del professor Giuseppe Fortuni contiene una "verità" che i tifosi del Pirata in cuor loro custodivano da tempo: nel midollo osseo del corridore non ci sono tracce di sostanze dopanti, come leritropoietina, almeno non in misura determinante.[...] Dunque, questo laspetto decisivo, non cè nessuna correlazione, come qualcuno sospettava, tra doping e cocaina. In altre parole, Marco era schiavo della cocaina, "aveva perso il controllo della realtà", ma la cocaina non rappresentava lo stadio successivo di una schiavitù da doping, non era la discesa che segue la salita. Comè stato giustamente osservato, latleta era fortissimo, luomo un po meno.
Non commetteremo certo lerrore di tuffarci in quei facili esercizi retorici di stampo televisivo per spiegare i meandri della psiche, le colpe della società, le terapie non messe in atto. Il povero Marco è stato accompagnato al camposanto sommerso da un diluvio di analisi sulla sua fine, di commemorazioni a buon mercato, di riferimenti al "male oscuro", di pietà a uso delle telecamere o dei taccuini dei giornalisti.
Di una cosa sola siamo convinti: Marco è caduto nellinferno della droga perché non sapeva darsi pace di essere stato individuato come capro espiatorio. Chissà quante volte si sarà chiesto: "Perché io? Perché hanno voluto colpire proprio me? Perché in un mondo dove tutti si aiutano solo a me è toccata la parte del criminale?". Ma queste sono le domande che il mondo del ciclismo dovrebbe fare sue: non nascondersele, non mascherare quello che tutti sanno, non attingere a piene mani allipocrisia per tacersi la realtà dei fatti. Il povero Pantani si era persuaso di essere vittima di un complotto, unossessione che non lo avrebbe più abbandonato. Così si è lasciato andare, si è infilato nel tunnel della tossicodipendenza, ha dilapidato un patrimonio, si è intontito di porcherie. Sconfitto per aver perso lorgoglio del campione e di sé medesimo.
Ma ora, leggendo la relazione finale sulla sua morte, non ci sentiamo sconfitti anche noi? Per aver perso un campione che ha saputo farci sognare e più ancora per non aver capito che di Pantani non ce nera uno solo (quello che più ci tornava comodo) ma ce nerano altri: fragili, complessi, confusi, risentiti, scriteriati.
Che poi è la vera condizione umana. Nel convincimento di essere vittima di un complotto, Pantani non è più riuscito a liberarsi di un assillo: così si è lasciato andare, si è smarrito, si è infilato nel tunnel della tossicodipendenza.
Crollare e perdersi non sono privilegi da anemici; le nature forti, se solo entrano in conflitto con se stesse, sono più delle altre in grado di patirne. Subiscono crisi quasi per assoggettarsi a una punizione, il campione che è in loro impiega tutta la sua energia a divorarsi. Speriamo almeno che ora pedali in pace


Brax, l'assunzione di EPO stimola la produzione di globuli rossi ad opera del midollo osseo..non trovano mica l'epo nel midollo osseo. Quello scompare dopo diverse ore..  :plaxico:
perchè non controllano il dna?